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GROTTE

BOLLETTINO INTERNO DEL G.S.P. - C.A.I. - U.G.E.T.

Anno VII - Maggio, giugno, luglio, agosto '64 - N. 24

 

La parola al Presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Notiziario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Attività di campagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Superato il sifone dell'Orso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Ritorno al "Pas" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Campo speleologico in Cilento 1964 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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     Relazione cronologica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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     La grava di Campolongo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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     Le altre cavità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Campo estivo Marguareis 1964 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Il I Stage internazionale di speleologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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     Le conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Recensioni: "Grotte della Sardegna" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Pubblicazioni ricevute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Hanno collaborato:

Carla DEMATTEIS, Marziano DI MAIO, Willy FASSIO, Aldo FONTANA, Eugenio GATTO, Giulio GECCHELE, Giovanni LEONCAVALLO (G.S."Città di Faenza"), Edoardo PRANDO, Dario SODERO, Carlo TAGLIAFICO, Giovanni TONINELLI.

 

Redatto da Carla Dematteis, Marziano Di Maio e Giulio Gecchele.

 

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LA PAROLA AL PRESIDENTE

     L'attività del Gruppo in questa stagione è stata dispersa in molte direzioni: malgrado sia stata rinviata per varie ragioni la spedizione alla Spluga della Preta, abbiamo infatti effettuato attività speleologica al Cilento, al Marguareis, in Spagna e seppur marginalmente, in Turchia. Potrebbe sembrare a qualcuno che questa sia un'attività un po' caotica: occorre però osservare come nostro compito in questa estate fosse piuttosto la ricerca di problemi nuovi che l'esplorazione di abissi già noti; per ottenere frutti infatti bisogna prima seminare; del resto pur nel quadro di questa attività essenzialmente di ricerca abbiamo avuto modo di raggiungere risultati, anche nel campo puramente esplorativo, abbastanza notevoli (come si può leggere negli articoli relativi di questo bollettino) sia nella campagna al Cilento che in quella al Marguareis. Quest'ultima in particolare ci ha permesso di battere una zona molto interessante, cui già fin d'ora puntano i nostri pensieri per l'anno prossimo.

Il piu profondo abisso scoperto finora in quella zona è stato dedicato per decisione spontanea e comune di tutto il Gruppo al nostro Ciccio Volante che giusto nel Marguareis profuse il Suo entusiasmo e la Sua forza in indimenticabili esplorazioni.

     Nel ricordo degli amici scomparsi e nel saluto agli amici che abbiamo trovato sia in Italia che in Turchia e specialmente in Spagna chiudiamo questa breve nota, col proposito di una attività ancor più estesa del G.S.P. per il prossimo anno.

 

G.G.

 

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NOTIZIARIO

RICOGNIZIONE IN TURCHIA

     Edoardo Prando ed Eraldo Saracco hanno avuto occasione di recarsi in agosto in Turchia per un giro turistico. Passando da Antalya, ai piedi dei Monti del Tauro, hanno effettuato una breve ricognizione sui monti di quella zona, alla ricerca di grotte. Benchè si trattasse di calcari non esistono a quanto pare cavità di qualche interesse.

 

NOTIZIE DEL BRASILE

     Dopo un lungo silenzio, sono giunte notizie da Sergio e Betty Audino. Sergio con Michel Le Bret sta svolgendo tra i giovani, in seno al Club Alpino Paulista. (fondato nel 1959 dal prof. Giobbi) un'attiva azione di diffusione della speleologia. Intanto, in giugno, i due hanno organizzato, con la collaborazione della Società Geografica Brasiliana e dell'Istituto Geografico e Geologico Paulista, un incontro tra speleologi brasiliani, che può essere considerato un vero e proprio congresso, il primo del genere in Brasile. Esso ha avuto luogo ad Apioi, al centro della zona carsica più vicina a S. Paulo, è durato una settimana ed ha registrato la partecipazione di insigni studiosi e di semplici appassionati convenuti anche da Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Sao Jos-de Campos, Londrina, ecc. Sono state visitate cavità della zona e si sono discussi argomenti riguardanti le varie specializzazioni della speleologia, si sono inoltre create le premesse per la fondazione della Federazione Speleologica Brasiliana. Con Le Bret, Sergio e Betty tra l'altro hanno scoperto presso Iporanga, 360 Km a sud di S. Paulo un vasto sistema sotterraneo che in novembre, per un'intera settimana, verrà ulteriormente esplorato e rilevato.

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     Poichè hanno cambiato domicilio, il nuovo indirizzo dei coniugi Audino è il seguente: c/o Heliogas, Avenida Paulista 726, S. Paulo (S.P.), Brasile. E' consigliabile inviare la corrispondenza raccomandata e per posta aerea.

 

CONVEGNO DI FIRENZE

     Il 14-15 novembre avrà luogo a Firenze, sotto gli auspici della S.S.I., il VI Convegno di speleologia dell'Italia centro-meridionale, organizzato dal G.S. Fiorentino del CAI. Il G.S.P. parteciperà con diversi membri e presenterà una relazione sull'attività svolta nel corso delle campagne degli ultimi anni nel Centro-sud.

 

ATTIVITA' ESPLORATIVA IN ITALIA

     L'attività esplorativa degli altri gruppi speleologici italiani ha permesso nel 1964 di conseguire importanti risultati.

     Da parte del G.S. CAI Perugia e del G.S. Polispo. CTG Spoleto è stata conclusa in Umbria l'esplorazione del la grotta del Chiocchio, 103 U, dove è stata raggiunta una profondità di 507 m circa.

     La Commissione Grotte della S.A.G. di Trieste ha effettuato una nuova spedizione negli Alburni; nella Grava d'o fumo, già parzialmente esplorata negli anni scorsi dalla stessa S.A.G., è stata raggiunta in luglio la quota -358 e la cavità continua. Nella stessa zona è stata esplorata la Grava del Confine (-214 m). Sul MQ Canin, nelle Alpi Giulie, è stata raggiunta la quota -360 nell'abisso E. Boegan, già esplorato in parte lo scorso anno e che certamente si sprofonda oltre i 400 m; tra l'altro esso conta un pozzo di 150 m.

     Il Gruppo Grotte "Falchi" di Verona ha continuato in Val d'Adige l'esplorazione della grotta di Peri (ove si suppone possano scaturire le acque della Spluga della Preta) ed ha effettuato tre tentativi di prosecuzione nella grotta del Calgeron in Valsugana: l'ultimo di essi, svolto in collaborazione con il G.S. "Città di Faenza", ha per-

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messo di avanzare per ben 700 m nuovi in tale cavità che prosegue ancora. In collaborazione con il G.S. Emiliano di Modena è stata svolta un'uscita scientifico-esplorativa alla voragine delle Taccole sul M. Baldo, profonda circa 170 m e notevole anche per la presenza di ghiaccio fossile.

     Il G.S. Bolognese del CAI - S.C.B. ENAL ha, raggiunto di nuovo il fondo della Sprucola della Colubraia nelle Apuane (già esplorata dal G.S.P. e dal G.S.B. nel 1961); con il G.S. "Città di Faenza" che ha eseguito il rilievo completo della cavità, risultata profonda 324 metri. Hanno poi effettuato due spedizioni in Sardegna (giugno e agosto), reperendo 26 nuove cavità sul M. Albo.

     I faentini del G.S. "Città di Faenza" oltre alla citata attività e alla collaborazione con il G.S.P. nella spedizione in Cilento, hanno tra l'altro risolto magnificamente un annoso problema della speleologia emiliana: hanno esplorato un passaggio sotterraneo che costituisce la congiunzione dei sistemi sotterranei del Rio Basino e del Rio Stella; hanno collaborato a queste operazioni i concittadini del G.S. Vampiro e gli uomini della Pattuglia Speleologica di Iesi.

 

LA SPEDIZIONE ALLA PRETA DELLA S.A.N.

     La Società Amici della Natura di Verona aveva organizzato pel 1964 una spedizione per tentare di raggiungere il fondo della Spluga della Preta e, come aveva dichiarato: superare la quota -875 se l'abisso proseguiva, raccogliere esemplari di fauna e campioni di roccia e una documentazione fotografica il più completa possibile. Entrati in grotta il 13 luglio con una grande quantità di materiali, dopo nove giorni gli speleologi non avevano che superato la profondità di 600 m, quando come tutti sanno accadde la disgrazia. Marisa Castellani, moglie del capo spedizione, risalendo aveva quasi raggiunto la sommità del 3° grande pozzo allorchè è precipitata.

     Abbandonata la Preta da parte della S.A.N., il recupero della salma veniva effettuato, con la difficoltà che

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solo chi conosce le strettoie della Preta può immaginare, dal G.G. Falchi guidato da Mario Cargnel, aiutato poi solo sul I pozzo dai bolognesi del G.S.B. - S.C.B. ENAL e dai faentini del G.S. "Città di Faenza". Due uomini di quest'ultimo Gruppo, unitamente ad altri due del concittadino "Vampiro", effettuavano a fine luglio il disarmo della cavità da -400 m in su. Rimangono ancora tuttavia nella Spluga, abbandonate, grandi quantità di materiali di vario genere.

 

UNA PROFONDA CAVITA' IN SPAGNA

     In Spagna, in provincia di Santander, è continuata l'esplorazione dell'abisso del Mortero. L'anno scorso gli speleologi spagnoli erano giunti a -400 m di profondità, sull'orlo di un pozzo profondo circa 200 m. Quest'estate lo Speleo Club Paris effettuava un'esplorazione all'abisso: trascinava un argano sino a -400 m e faceva discendere un uomo sin oltre i -600 ma la cavità prosegue; nel 1965 ha ottenuto di potersi cimentare nell'impresa una squadra della Soc. Spel. di Borgogna, coadiuvata dagli speleologi spagnoli del Frente de Juventudes.

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ATTIVITA' DI CAMPAGNA

1-2-3 maggio: BATTUTA NELLE ALPI APUANE (zona del M. Sumbra). Partecipanti: Abate Daga, Di Maio, Gatto, Pecorini, Peirone. Esplorati alcuni buchi di pochi metri al Passo di Sella; un pozzo di 20 m vicino al Passo di Fiocca, con neve; una grotta di 28 m di profondità nelle vicinanze di Arni (Lucca) e, nei dintorni, visitato un pozzo di notevole profondità recintato però con filo spinato dal Gruppo Speleologico Gortani di Bologna.

1 giugno: GROTTA DELL'ORSO (Ponte di Nava, CN).o Partecipanti: Fontana, Gatto, Peirone, Prando, Saracco, Sodero. Superamento del sifone terminale (lungh. 55 m) ed esplorazione di un successivo ramo fossile (150 m circa). 1^ immersione: Peirone e Prando che, dopo essere emersi dall'altra parte, hanno avuto qualche difficoltà nel ritorno; 2^ immersione: Saracco e Sodero che hanno esplorato il ramo fossile (v. articolo a pag. 9).

7 giugno: ZONA DELLE CURBASSERE (Val di Lanzo, TO). Luzzati trova, dietro indicazioni degli abitanti, tre grotte con graffiti e sculture.

7 giugno: GROTTA DELLA MUTERA (Val Corsaglia, CN). Gecchele e Peirone. L'acqua del torrente fa sifone dopo pochi metri.

21 giugno: GROTTA DELLE VENE (Ormea, CN). Partecipanti: Di Maio, Fassio, Saracco, Toninelli. Prospezione del sifone. Poi al sifone della GROTTA DELL'ORSO, dove già erano Peirone, Prando e Ricchiardi: l'acqua è troppo torbida per tentare con successo il passaggio.

21 giugno: VAL GRANA (Cuneo). Partecipanti: Balbiano, Clerici. Sceso un pozzo di 30 m, però di origine tettonica, non carsica.

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28 giugno: ROBILANTE (Cuneo). Fontana e Pecorini in battuta.

5 luglio: MARGUAREIS: Partecipanti: Fontana, Gecchele e Toninelli. Visitata la zona ove impiantare il campo estivo ed effettuata una ricognizione generale.

12 luglio: MARGUAREIS (Briga Alta, CN): Di Maio, Gecchele, Saracco, Peirone, G. e P. Toninelli. Esplorato il pozzo dell'Arco; tentato di disostruire il fondo della grotta del Piccolo Pas, scoperto il pozzo del Pettine.

19 luglio: BALME (To): esplorata una cavità di 40 metri. Part.: Pecorini, Luzzati e due amici.

19 luglio: POZZO DEL PETTINE (Briga Alta, CN) Raggiunto il fondo alla profondità di 63 metri. Partecipanti: Boschini, Di Maio, Gecchele, P. Lupano, Saracco, G. Toninelli.

25-26 luglio: CARSENA DI PIAGGIA BELLA (Briga Alta, CN, 160 Pi). Raggiunto il fondo e tentato di risalire un camino in arrampicata (Fassio, Gozzi, Saracco, Sodero). Tentata la prosecuzione nei Piedi Umidi, non riuscita per l'abbondanza di acqua (Boschini, Di Maio, P. Lupano). V. relazione a pag. 14.

1-11 agosto: CAMPO ESTIVO IN CILENTO (Salerno). Partecipanti: Di Giorgio, Di Maio, Gatto, Lupano, Martinotti, Peirone, Ricchiardi, P. e G. Toninelli; G.S. "Città di Faenza": Babini, Donati, Leoncavallo, Peroni; G.G. Milano - SEM: Mazza e Samoré. V. relazioni a pag. 15 e seguenti.

9-22 agosto: CAMPO ESTIVO AL MARGUAREIS (Cuneo). Partecip.: Aldo, Claudia e Fulvia Fontana; Clerici (dal 9 al 14), B. Dematteis (9,10,14,18,19), Fusina (11, 12,13,14, 15,22), Doppioni (13,14,15), Boschini (12), Roberti (12), Martinotti (18) .V relazione a pag. 30.

13-22 agosto: I Stage internazionale di Speleologia (Santander, Spagna): partecipanti Di Maio e Gecchele. V. relazioni a pag. 34

30 agosto: ABISSO CESARE VOLANTE (Briga Alta, CN). Part.: L. Boschini, Di Maio, Fontana, Gecchele, Roberti e Toninelli. Esplorata la cavità per un nuovo tratto, sino alla profondità di 200 m circa.

 

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Superato il "sifone dell'Orso"

     L'articolo che segue è stato pubblicato sul n. 14 (20 luglio 1964) de Lo Scarpone, dove col titolo; "Forzato alla Grotta dell'Orso il sifone fra i più lunghi d'Europa" ha avuto l'onore di quattro colonne in prima pagina. Se ne riporta qui il testo.

     Già dalla sua formazione in seno al Gruppo Speleologico Piemontese (UGET Torino), la sezione subacquei aveva preso in considerazione il sifone terminale della grotta dell'Orso, presso Ormea (Cuneo); poi, data l'esistenza di altri sifoni a prima vista più promettenti, la esplorazione fu rimandata. Finalmente quest'anno, approfittando di una ricognizione, atta a stabilire la quantità di neve ancora esistente sui campi carsici del massiccio del Marguareis, si penso, dato che la strada da percorrere passa a pochi metri dalla grotta, di "dare un'occhiata". Fu così che sulle macchine, accanto a sci e pelli di foca, facevano bella mostra di sè due autorespiratori, mentre dagli zaini spuntavano mute di gomma ed erogatori. Il nostro equipaggiamento era "leggero", l'intenzione era di compiere una breve ricognizione in vista di una esplorazione vera e propria e comprendeva due autorespiratori, un bibombola ad aria e l'altro a ossigeno, tre mute in foglia di gomma, guanti in neoprene e torcie sub. Non avevamo ritenuto necessario portare le pinne, al loro posto erano usati calzari in gomma.

     Il trasporto del materiale dalla strada alla grotta e successivamente dall'imbocco al sifone, fu rapido e facile: grazie al fatto che la cavità si apre a poche decine di metri dalla carrozzabile e che il percorso ipogeo, 200 metri di ampio corridoio, non presenta difficoltà di sorta. Arrivammo al sifone già con le mute calzate. Le solite verifiche agli apparecchi, poi Saverio si immerge con l'ARA. Vediamo la luce della torcia sparire sentiamo il gorgoglio dell'aria farsi sempre più lontano, mentre la sa-

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gola scorre tra le mani di Eraldo, rimasto ad assicurare sull'imbocco del sifone. Nel frattempo noi, rimasti all'asciutto, ci immergiamo.... in discussioni geomorfoidrologiche, le quali giungono a conclusioni pessimistiche.

     Data la vicinanza della grotta al Tanaro, considerata la sua impostazione parallela all'asse del fiume, e osservate le numerose impurità in sospensione nell'acqua, si deve dedurre che l'acqua proviene da perdite del fiume più a monte. Intanto Saverio emerge, e il suo racconto non fa che confermare il nostro scarso entusiasmo: immersioni per circa venti metri, ad una profondità stimata ad... orecchio di quattro o cinque metri, è tornato indietro visto che il sifone continuava leggermente in discesa e la sagola era terminata. Per oggi basta, il nostro scopo è stato raggiunto: torneremo.

     Quindici giorni dopo infatti ricarichiamo un mucchio di materiale sulle macchine e ripartiamo alla volta del sifone. Siamo in sei: Eraldo Saracco, Dario Sodero, Aldo Fontana, Saverio Peirone, Eugenio Gatto e il sottoscritto. Arriviamo alla grotta verso le 11 e subito ci diamo da fare a preparare il materiale: questa volta siamo attrezzati al massimo. Abbiamo quattro autorespiratori, di cui uno ad ossigeno, due monobombola ad aria ed un bibombola, tre mute in neoprene bipelle, due in foglia di gomma, guanti in neoprene, pile sub, profondimetro, orologi subacquei, pinne e una sagola di 50 metri, che bagnata presenta un allungamento di qualche metro. Dopo le consuete prove degli apparecchi, indossate le mute, siamo pronti all'immersione. Stabiliamo di immergerci a coppie, sia per l'aiuto reciproco in caso si inconvenienti, sia per una sorta di sicurezza psicologica. I primi saremo Saverio ed io. Saverio, con la sagola legata al cinturone dei piombi, mi precederà di

qualche metro, io gli starò dietro seguendo la sagola.

     La visibilità è scarsa, sui tre metri, ma sufficiente per farci un'idea di ciò che esploriamo. Siamo in un corridoio a forma di ellisse coricata, su di un lato il soffitto è alquanto alto; a volte anche due metri, sull'altro invece si abbassa molto, il fondo è costituito da sabbia e fan-

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go: in alcuni punti sono molto evidenti i cosiddetti "scallops", piccole incavature scavate a pressione. Arrivati al punto toccato da Saverio la volta prima decidiamo di tornare indietro: fino ad ora si era trattato di una specie di prova generale. Emergiamo dopo essere stati sotto cinque o sei minuti e di comune accordo si stabilisce che nella prossima immersione andremo avanti il più possibile. Nuovo tuffo sott'acqua. Tutt'intorno è verde, e il raggio della torcia non riesce a penetrare più in là dei tre metri; sotto si vedono piccole onde di sabbia scorrere rapidamente; davanti la bianca sagola si perde nel verde.

     La profondità aumenta e il pendio non accenna a diminuire, poi siamo a meno 10 metri, esso termina in una piccola saletta, qui incontro una specie di mostro spaziale, è Saverio che mi attende. Molto bene, davanti a noi si apre una crepa non molto larga che sale; ci guardiamo in faccia e ciascuno capisce la speranza dell'altro.

     Un cenno e Saverio parte veloce. Vedo la sagola scorrere e poi fermarsi: parto anch'io. Le pareti della fessura sono incrostate di fango e l'acqua è ancora un po' sporca; si sale quasi verticalmente. A un tratto vedo un paio di pinne sopra la mia testa, e contemporaneamente la torcia manda i suoi raggi a riflettersi sopra una superficie lucida: è l'acqua a pelo libero. Sbuco con fragore vicino a Saverio, tolgo la maschera, il boccaglio e rimango così, senza parlare.

     L'immersione è durata sei o sette minuti. Siamo in un laghetto, davanti a noi si apre una discreta sala., che si perde in un corridoio in salita; esco dall'acqua e dò una rapida occhiata mentre Saverio è costretto a rimanere in acqua dalla sagola ormai terminata. Il corridoio continua, per ora basta questo. Torno indietro e, prima di immergermi, ora sarò io a fare strada non essendo legato, stringo la mano a Saverio: siamo passati.

     Nella sinistra la sagola, nella destra la torcia, torno alla massima profondità e inizio la risalita. Il soffitto presenta interessanti segni di erosione inversa, in alcuni punti sporgono affilate lame di roccia. La sagola, forse spostata dalla corrente, che ora discendiamo, passa

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sotto di esse, sulla mia destra. Sento la bombola battere contro il soffitto e il petto strisciare sulla sabbia del fondo, in breve sono bloccato. Devo essermi tenuto troppo sulla destra, dove la volta si abbassa.

     Mentre tento di sbloccarmi sento il sibilo di un respiratore avvicinarsi, lo strisciare della bombola contro il soffitto, un colpo, un altro. Intuisco che anche Saverio è bloccato, dietro di me. In breve l'acqua si fa torbidissima, agitata com'è dai nostri movimenti e la situazione comincia a farsi più impegnativa. Riesco a disincagliarmi, e così sento che ha fatto Saverio. Purtroppo la visibilità è ridotta a cinque, dieci centimetri, non di più.

     Nel frattempo ho perso il contatto con la sagola, sento che non c'è più nessuno vicino: il mio compagno, guidato dalla sagola e senza sapere che sono rimasto indietro, deve essere sulla via d'uscita. Tento di leggere il profondimetro, per avere una pur vaga indicazione, ma l'acqua torbida me lo impedisce. Pinneggio lentamente e tasto il fondo con le mani. Mi viene in mente un francese persosi in un sifone di acqua torbida e mai più ritrovato. Mi incaglio ancora una volta, poi sento che la sabbia del fondo presenta un leggero pendio; lo seguo sperando di non sbagliarmi. Proseguo così, a tastoni nella quasi completa oscurità finchè una voce grida: "E' qua" e contemporaneamente due braccia, quelle di Aldo, mi tirano su di peso.

     Il tutto è durato dieci minuti. Usciamo all'aperto e mentre si discute dell'accaduto, Eraldo e Dario si preparano per una sommaria esplorazione del ramo fossile appena scoperto. Torniamo al sifone e, mentre loro due si immergono, ambedue con l'ARA, siamo infatti contrari all'uso del respiratore ad ossigeno se non in determinati casi, considerata la sua maggiore pericolosità, noi restiamo pronti a intervenire in caso di necessità.

     Dopo un'ora, quando già si pensava di andare a vedere cosa fosse successo, ecco due luci si intravvedono nell'acqua ed in breve Eraldo e Dario emergono. Hanno esplorato, a piedi nudi, non avendo portato con sè calzature adatte, circa un centinaio di meri di ramo fossile, in alcuni

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tratti riccamente concrezionato, arrestandosi di fronte a una frana, che pure presenta alcuni cunicoli. La limitata autonomia delle torcie e le mute in gomma hanno impedito la prosecuzione dell'esplorazione.

     Siamo felici, e tornati fuori traiamo le conclusioni della nostra esplorazione. E' stato esplorato e forzato uno fra i più lunghi, oltre 50 metri, e profondi, meno 11, sifoni europei; se il forzamento del medesimo non ha portato a scoperte notevoli, cento metri già esplorati, altri da esplorare, restano pur sempre un risultato speleologico di primaria importanza. Parlando sempre dei risultati ottenuti, e dei nuovi accorgimenti da adottare, ricarichiamo il materiale sulle macchine e ci immergiamo, questa volta però nel caotico e pericoloso traffico domenicale.

 

Edoardo Prando

 

GROTTA DELL'ORSO (Sezione schematica del sifone)

 

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Ritorno al "Pas"

     Un po' per allenamento, un po' per fare conoscere la voragine ad altri "giovani", un po' per vedere possibilmente il fondo di un camino finale, Gozzi, Saracco, Sodero e lo scrivente siamo partiti venerdì 24 luglio alla volta del Colle dei Signori, con meta la voragine di Piaggia Bella. Dopo esserci sorbiti, in un riparo di fortuna, un violentissimo temporale (che ci fa perdere almeno cinque ore), entriamo nella grotta alle 11 del sabato. Alle 14,30 siamo al "bivacco" e di qui procediamo abbastanza rapidamente, dato che abbiamo ridotto al minimo il materiale: la discesa dei pozzi è fatta a corda doppia, e a ciascuno di essi è lasciato un cavetto di acciaio di lunghezza opportuna, che servirà poi per il rappello della scala durante la risalita. Ma per colpa del predetto temporale arriviamo al fondo giusto in tempo per ritornare indietro; pur tuttavia non rinunciamo ad andare a vedere il camino; montato sulle spalle di Saracco e Sodero, grazie ad un chiodo preesistente cui aggancio una staffa, riesco a sollevarmi e a superare la paretina strapiombante la quale dà su un cunicolo interamente coperto d'argilla; oltrepasso quel vero "mauvais pas" e dopo una ventina di metri raggiungo la base di una placca alta un sei metri, alla cui estremità si apre un oblò, da cui si intravede il soffitto di quello che speriamo sia un ramo fossile. Ormai però anche il tempo massimo è passato e debbo ridiscendere. Alle 3 della domenica partiamo dal fondo e dopo esserci divertiti (in tre naturalmente:) alle spese di Renzo, piombato entro il torrente in una traversata delicata, arriviamo alle 19 all'uscita, e alle sei di mattina del lunedì a Torino.

 

Willy Fassio.

 

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CAMPO IN CILENTO 1964

RELAZIONE CRONOLOGICA

     Si era deciso di organizzare anche pel 1964 un campo estivo sui monti del Cilento, dove numerose cavità rimanevano da esplorare e vaste zone da battere. Si era preparato un programma che prevedeva la sistemazione del campo presso la sorgente più vicina alla grava di Campolongo e precisamente all'Acqua dell'Acero; i partecipanti del G.S.P. dovevano essere una quindicina e si erano invitati anche gli amici del G.S. "Città di Faenza"; si era stabilito di rinunciare per quest'anno all'automezzo militare.

     Avvicinandosi poi il giorno della partenza, per un motivo o per l'altro il numero dei partecipanti si è andato assottigliando e alla fine è risultato di nove uomini del G.S.P., quattro del G.S. "Città di Faenza", due del G.G. Milano.

     Sabato 1 agosto giungono a Paestum in auto Marziano Di Maio e Saverio Peirone e in treno Eugenio Gatto; qui sono già giunti i 12 grossi sacchi spediti da Torino per ferrovia. Saverio riesce non si sa come a caricare sulla sua spider ben 11 sacchi più Marziano, mentre Eugenio con gli zaini di tutti sale sulla corriera: nel pomeriggio tutti sono a Piaggine ma la teleferica di Lagostello non funziona più. Si depositano i sacchi alla stazione di partenza della teleferica ed ivi si pernotta.

     L'indomani è domenica, e la teleferica è ferma. I tre partono con le tende e altri materiali alle 7, raggiungono la località Acqua dell'Acero e piantano le tende. Eugenio rimane al campo e gli altri due scendono a Piaggine, dove alla spicciolata arrivano anche Piero Di Giorgio e Enrico Ricchiardi; poi i faentini Domenico Donati (presidente del Gruppo), Piero Babini, Giovanni Leoncavallo e Primo Peroni,

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infine i milanesi Tito Samorè e Danilo Mazza (G.G.M.). Si pernotta ancora alla stazione della teleferica.

     Lunedì 3 agosto di buon mattino la teleferica comincia a funzionare e i sacchi vengono imbragati e salgono a Lagostello. Intanto Saverio e Piero Di Giorgio scendono a Paestum a caricare altri materiali. I sacchi, giunti a Lagostello, vengono caricati su muli che salgono a caricare tronchi nel bosco a metà strada tra la stazione d'arrivo e il nostro campo. Di qui vengono portati a spalla con un lavoro che dura ininterrottamente sino all'imbrunire (non si è mangiato in tutto il giorno), ma tutto il materiale è infine al campo.

     Martedì 4 arrivano, oltre a Saverio e Piero; anche Nino Martinotti con Piera e Giovanni Toninelli (John), che portano al guinzaglio una porchetta da latte da destinarsi allo spiedo. Passata gran parte della giornata a sistemare il campo, nel pomeriggio alcuni (Babini, Di Giorgio, Di Maio, Gatto, Peirone, Ricchiardi) vanno alla grava di Campolongo e la armano sino a -100 m.

     Mercoledì 5 ha luogo la prima "punta" a Campolongo. Scendono Piero Babini, Marziano, Giovanni Leoncavallo e Gianni Toninelli (John), che esplorano la grav'a sino a -222 metri (v. relazione) e ritornano al campo alle 21, in tempo per mangiare la porchetta allo spiedo.

     Il giorno successivo vanno a Campolongo Danilo ed Eugenio, portando sino a quota -222 una corda e 60 metri di scale; armato il pozzo che scende da tale quota ritornano e alle 20 sono al campo.

     Frattanto, nel pomeriggio, Marziano, John e Primo trovano, esplorano e rilevano la Grava del Lago della Menta (28 metri di profondità), e scendono nel primo pozzo dell'inghiottitoio del Lago della Menta. Al mattino era intanto giunta al campo Paola Lupano.

     Venerdì 7 agosto di buon mattino Babini e Leoncavallo scendono a Campolongo rilevando. seguiti poi da Marziano, Nino e John. A -222 m i cinque si ritrovano per proseguire l'esplorazione. Nella notte viene raggiunto il fondo a -343 m e poi viene completato il rilievo ed eseguito in parte il disarmo. Alle 8 di sabato i cinque escono, mentre il di-

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sarmo da quota -100 in su è effettuato da una squadra giunta alla stessa ora e formata da Piero Di Giorgio, Enrico, Primo, Danilo, Domenico ed Eugenio. Al pomeriggio Marziano, Primo, Enrico, John ed Eugenio vanno all'inghiottitoio del Lago della Menta a portare materiali e a studiare l'attacco per le scale nel secondo pozzo che si prevede di 70 metri.

     Domenica 9, riceviamo la gradita visita dell'ing. Rodolfo Autuori, presidente della sezione del CAI di Cava dei Tirreni. Si fanno due squadre. La prima (Marziano, Giovanni, Enrico, Eugenio) fa una battuta infruttuosa alla ricerca della Grava della Costa del Ceraso. La seconda (ing. Autuori, Piero Di Giorgio, Domenico, John) va alla. Grava di Rotunno: vi scendono Piero e John e trovano il fondo dopo circa 40 metri di pozzo. Sulla via del ritorno tutti sono sorpresi da un violento temporale, che metterà il campo parecchio in difficoltà. Al mattino erano partiti Tito e Danilo.

     Il lunedì Marziano, Giovanni, John; Piero Babini, Saverio ed Eugenio vanno a terminare la esplorazione dell'inghiottitoio del Lago della Menta (dopo i 70 m del secondo pozzo c'è il fondo a 109 m di profondità), che rilevano e disarmano. Quasi tutti gli altri vanno a cercare la Grotta del Bandito, che viene localizzata (è in parete, l'accesso è difficile e l'importanza forse è scarsa). A sera giunge al campo, in cerca di notizie dei Milanesi, Renato Tommasini.

     Martedì 11 agosto si smonta il campo, e i sacchi vengono portati sin sulla strada carrozzabile a dorso di mulo, e di qui fino a Scalo Capaccio con le auto disponibili. Spediti i sacchi, qualcuno torna a casa e gli altri vanno a passare gli ultimi giorni di ferie al mare.

 

Eugenio Gatto

 

 

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LA GRAVA DI CAMPOLONGO

     Siamo appena sistemati nel "campo estivo 1964" e abbiamo consumato il primo "pasto decente" che subito il nostro pensiero corre alla grava di Campolongo, cosicchè martedì 4 agosto alle 15, decidiamo di inviarvi una squadra per ubicarne l'ingresso, trasportarvi i materiali ed armare la parte già esplorata da Beppe Dematteis durante la campagna speleologica 1963.

     Partono Babini, Gatto, Peirone, Di Maio, Ricchiardi e Di Giorgio con un centinaio di metri di scale, corde, ecc., dopo pochi minuti di marcia sul sentiero volto a sud e costeggiante il bosco di Raialunga, si giunge sullo spartiacque, da dove appare la Valle di Campolongo al cui fondo si apre la grava. Dopo circa quaranta minuti di marcia siamo sull'orlo della cavità, il cui ingresso è formato da una dolina di discrete proporzioni (20 x 20), divisa in due parti da un diaframma di roccia e collegata al fondo da una piccola galleria. Un salto di m 2 immette nella cavità vera e propria e in tal punto si procede alle solite laboriose "vestizioni".

     Si arma il successivo salto di m 6 con una scaletta da m 10 ancorandola ad uno spuntone di roccia, e successivamente scendiamo in libera prima un saltino di m 3, poi, lasciata sulla sinistra una galleria ascendente, lunga m 36, un altro ancora di m 3. Siamo ora giunti su di una serie di salti che scendono per un totale di m 26, provvediamo all'armamento con m 30 di scala ed all'ancoraggio con un chiodo da fessura.

     La cavità, che fin qui aveva puntato decisamente a nord-ovest, volge ad un tratto a est; alla base della serie di salti incontriamo un passaggio basso e indi una galleria volta a sud porta su un pozzo di 35 m.

     Assicurati m 40 di scale ad uno spuntone, scendono nel pozzo Peirone, Babini e Gatto che nella prima parte si trovano un poco in difficoltà per le numerose punte di roccia in cui è facile che si incastrino uomini e materiali;

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nella seconda parte invece si scende agevolmente dato che il pozzo diventa ampio e regolare. Il fondo è cosparso di alcuni grossi massi, si scende poi ora verso nord, in lieve pendenza e si incontra un piccolo camino da cui precipita una cascatella che ingrossa notevolmente il ruscelletto che da adesso allieterà il- nostro procedere.

     Incontriamo quindi sulla sinistra (ovest) un pozzo a fessura (13 m) che si arma con m 15 di scala; il solito spuntone serve da ancoraggio. Babini è il primo a scendere e si accorge suo malgrado che la cascatella gli precipita direttamente adosso, avverte perciò gli altri di spostare l'attacco delle scale; occorre piantare un chiodo a pressione e ci accorgiamo che abbiamo dimenticato il trapano al campo. Dato che questo e il punto raggiunto nel 1963 e che l'obiettivo prefissoci è stato raggiunto; decidiamo di uscire e richiamato Babini ci accingiamo alla risalita per poi raggiungere l'accampamento alle ore 20.

     Il giorno dopo (mercoledì 5), dopo i soliti laboriosi preparativi, alle 9 partono per Campolongo Babini, Leoncavallo, Di Maio e Toninelli col compito di completare l'esplorazione e di effettuare il rilievo. Si raggiunge in breve la cavità e si procede alla preparazione di rito; Marziano, ancora una volta, rinuncia al nuovo casco ad acetilene e ripiega sul vecchio ad impianto elettrico con interruttore a colpo... sulla parete !

     Raggiunta velocemente quota -92 e cambiato l'attacco al P. 13, scendiamo rapidamente per poi trovarci di nuovo la strada sbarrata da. un pozzetto di m. 10; armatolo con uno spezzone assicurato ad una punta, sporgente dobbiamo fare qualche acrobazia per evitare l'acqua che scende su di noi. In fondo troviamo un laghetto, che evitiamo in roccia, per addentrarci poi in una stretta galleria a meandro, volta in direzione ovest, interrotta;a spesso da salti con relative cascatelle e laghetti alla base che ci deliziano alquanto.

     A circa m 220 di sviluppo in proiezione dall'ingresso un nuovo salto, questa volta di m 8, richiede l'ausilio di una scaletta; si scende colla solita fredda compa-

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gnia della non richiesta doccia, poi per circa 40 m si deve procedere lungo una cengia dato che in basso lo spazio è troppo esiguo. Si incontra un altro salto di m 5 che si supera in roccia; in fondo un laghetto profondo ed incassato nel meandro ci obbliga nuovamente ad alcuni passaggi aerei. Troviamo un successivo salto di m 5, poi alcuni minori con relativi bacini d'acqua non sempre evitabili, e giungiamo ad un masso che ha una vaga forma di tavola; ci ricordiamo tutt'a un tratto che anche noi abbiamo uno stomaco.

     Ci rifocilliamo rapidamente e dobbiamo poi armare un salto di m 6; si prosegue ancora con qualche saltino, poi improvvisamente la volta precipita verso il basso e preclude ogni possibilità di prosecuzione. Siamo a quota -188, abbiamo percorso 301 metri di grotta; la delusione traspare dai nostri volti e piu ancora dai nostri discorsi.

     Si inizia il ripiegamento. Mentre Babini e Leoncavallo iniziano il rilevamento, Marziano e Toninelli ritornano alla "tavola" per cercare di raggiungere un cunicolo intravvisto sopra l'ultimo pozzetto di 6 m. Quando i rilevatori raggiungono quresto punto trovano solo Toninelli che, aggirato il pozzo in roccia, da oltre trenta minuti aspetta Marziano il quale ha disceso un pozzetto di m 6 con l'ausilio di una scaletta solidamente ancorata a... Toninelli.

     Ci si inoltra nella nuova via che, a differenza della precedente, è completamente fossile; anche questa galleria è però a meandro e rispetta sempre l'andamento del precedente (ovest); il procedere è molto disagevole e comporta l'obbligo di continue dìscese e risalite per trovare un passaggio nella tortuosa fessura. Dopo circa 150 metri incontriamo Marziano che si accingeva a raggiungerci per informarci della prosecuzione di questo ramo fossile; breve conciliabolo, poi decidiamo di proseguire ancora al massimo per due ore. Si va avanti e notiamo che cominciano a comparire sulle pareti e sulla volta del meandro notevoli concrezioni, con una vasta gamma di stalattiti e stalagmiti e appaiono i primi segni di attività della galle-

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ria sotto forma di un rivoletto di acqua scorrente sul fondo. Un repentino abbassarsi della volta rende problematico il proseguire lungo il corso delle acque, ma fortunatamente si scopre sulla destra un diverticolo che, prima ascendente, poi in discesa, ci riporta, dopo aver percorso un'ansa, sulla via normale.

      Si prosegue nel meandro che a tratti s'allarga e allora compaiono alcuni salti che siamo costretti a scendere in libera dato che siamo sprovvisti di materiale; su uno di questi salti (m 4), liscio e senza appigli, lasciamo Babini a farci sicurezza con un cordino dicendogli che tra un'ora saremo di ritorno.

     Man mano che ci addentriamo nel cunicolo, sentiamo prima tenue poi sempre più forte lo scroscio di acque tumultuanti e guidati dal frastuono giungiamo alla fine del meandro che incrocia, quasi ad angolo retto, con la parte alta di un altro meandro sul cui fondo, molto in basso, scorrono acque vorticose. Tentiamo la discesa in roccia e per una decina di metri ce la facciamo, poi il nuovo meandro s'allarga e lo scendere senza scale diventa impossibile; valutiamo, col solito sistema della pietra lanciata nel vuoto, il salto in circa 30 metri (saranno poi 26) ed avanziamo l'ipotesi di esser tornati sul primitivo corso attivo. Siamo a quota -222.

     La risalita è abbastanza veloce nonostante la stanchezza ed il completo ammollamento; un pensiero sopra tutti ci regge e ci conforta: una splendida porchetta ci attende al campo. Finalmente alle 21,30, dopo undici ore di permanenza in grotta, giungiamo alla "tendopoli".

      Giovedi 6, Mazza e Gatto partono alle 7 per Campolongo allo scopo di portare avanti parte del materiale, armare alcuni pozzetti da noi discesi faticosamente per mancanza di scale e di scendere nel pozzo che aveva fermato noi.

     Intanto al campo si riordina ed asciuga il materiale personale messo a dura prova nei giorni scorsi; alle 20 ritornano al campo Mazza e Gatto da Campolongo: anche loro hanno raggiunto quota -222 e qui hanno armato il pozzo con m 30 di scale, Mazza poi lo ha disceso scoprendo un successivo salto di m 15 alla cui base gli è parso di vedere un "notevole" laghetto.

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Grava di Campolongo - rilievo

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     Valutati gli elementi in nostro possesso teniamo consiglio di guerra e decidiamo di sferrare l'indomani l'assalto definitivo. Il piano d'attacco prevede una squadra di rilevatori costituita da Babini e Leoncavallo che col solo materiale da rilievo partiranno alle ore 5; il rilevamento sarà iniziato dall'esterno e giungerà per ora finto a quota -222; una successiva squadra composta da Marziano, Martinotti e Toninelli partirà dal campo qualche ora dopo con viveri e materiali. Si presume che l'esplorazione possa richiedere un massimo di trenta ore, perciò alle ore 8 di sabato 8, un'altra squadra verrà dal campo e scenderà in grotta per effettuare il recupero da quota -92 all'esterno.

     Come previsto, alle 5 di venerdì 7 partono Babini e Leoncavallo che alle 6 sono già al lavoro entro la Grava, il rilievo procede spedito, nonostante le note difficoltà di questa grotta. Le ore scorrono lente, mentre invece l'appetito aumenta rapidamente; siamo alla "tavola", un sospiro al ricordo dello spuntino qui consumato; sta iniziando il meandro fossile e l'appetito sta trasformandosi in fame, siamo alla fine del meandro e le "salmerie" sono un lontano miraggio, ci accorgiamo che son già le 14, non ci sembra opportuno affrontare la parte nuova senza aver messo niente sotto i denti.

     Sono le 15 quando nel silenzio rotto dallo scorrere delle acque sottostanti ci sembra di udire un lontano fruscio, sembra quasi un incubo, poi il fruscio si trasforma gradualmente in uno strisciare: indubbiamente stanno per arrivare gli amici coi viveri. Combiniamo per scherzo di dar loro un solenne "cicchetto" per l'eccessivo ritardo, ma quando Marziano appare davanti a noi con la lampada ad acetilene allacciata stretta attorno al collo ed il beccuccio legato con uno spago, nero più di un negro per il nerofumo prodotto dal cattivo funzionamento del suo impianto, quasi ci sbellichiamo dalle risa e ci torna il buon umore.

     Alle 16, rimessi in sesto da un lauto pasto, ci accingiamo a discendere il pozzo di 26 m; scende per primo Marziano e si arresta a far sicurezza al pianerottolo dopo

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10 m, seguito poi da Leoncavallo che giunge al fondo; calato un sacco di materiale scendono poi Martinotti e Babini. Si arma subito il successivo pozzo di 15 m, ma purtroppo per quanto si studi l'attacco non è possibile ripararci dalle acque della cascata che vi precipita, scende perciò solo Leoncavallo allo scopo di esplorare un po' e poi riferire.

     Il solito lago (è veramente un lago!) che si apre alla base del pozzo questa volta fortunatamente si può facilmente aggirare; di fronte si apre una galleria che punta quasi costantemente a sud, scendendo con continui salti e profonde pozze d' acqua. La galleria è abbastanza ampia e lascia intravvedere imponenti rami superiori, si notano bei fenomeni d'erosione, sottilissime lame di roccia fanno da quinte alle magnifiche concrezioni fra cui ne spicca una a forma di polipo.

     Dopo circa m 80 di percorso un salto non è superabile senza scale, perciò Leoncavallo ritorna alla base del pozzo e fa scendere Toninelli e Babini. Rapidamente essi lo raggiungono col materiale e assieme ridiscendono al pozzetto che ha fermato Leoncavallo, lo armano con m 10 di scala e trovano al fondo ancora uno specchio d'acqua; dopo pochi metri si presenta un salto che si supera in libera; poi un successivo pozzetto di 8 m fa stare un po' in pensiero dato che l'attacco è molto precario trattandosi di una sottile lama di roccia. Scesi in questo pozzetto e aggirato l'ennesimo laghetto si giunge ad un bivio: sulla sinistra c'è una via evidentemente fossile, mentre di fronte le acque scrosciano in un salto di m 6 formando al fondo una profonda pozza. Naturalmente seguiamo quest'ultima via sotto lo sferzare dell'acqua e notiamo con sorpresa che la cavità prosegue esattamente sotto la via fossile poc'anzi evitata.

     A questo punto l'andamento della grotta è molto più regolare ma tende ora a nord-ovest; per lunghi tratti viaggiamo su cenge in alto, più comode del fondo, ma anche molto fragili, poi la galleria ha un brusco cambiamento di direzione e piega verso sud-est.

     Un fragore d'acque ci avverte che siamo prossimi ad

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un altro pozzo che infatti poco dopo armiamo con m 20 di scale ad uno spuntone ed affrontiamo un altro bagno a doccia. Dalla base del pozzo si diparte un'ampia galleria a pareti regolari e notiamo ben presto che le acque cominciano a scorrere lentamente ed in silenzio, preludendo forse al termine della cavità.

     Infatti ben presto la volta si abbassa a picco chiudendo ogni possibile via di prosecuzione; sulle pareti si notano dei notevoli livelli di piena, alti in certi punti sino a 8 metri dal pavimento della galleria; sono le 21,30 e abbiamo raggiunto il fondo della grava a -343 e ad oltre m 900 dall'ingresso.

     Sono 15 ore che siamo dentro la cavità e iniziamo il ripiegamento effettuando il rilevamento: giunti sotto al pozzo sopra cui staziona Martinotti gli comunichiamo che abbiamo raggiunto il fondo della cavità, e Nino ritrasmette subito la notizia a Marziano. Si risale poi tutti a quota -222 dove si fa una breve sosta per rifocillarci, poi a mezzanotte in punto si riparte addentrandoci nel meandro; la marcia è resa ancor più difficile dagli otto ingombranti sacchi di materiale. Alle 7 di sabato siamo tutti a quota -92, sotto il pozzo di 35 m; Marziano vorrebbe trascinarsi ancora dietro i sacchi e non lasciarli qui, come stabilito, per la squadra di recupero, ma le nostre valide argomentazioni lo convincono e visto che dall'esterno non giunge nessuno, Leoncavallo inizia la risalita del pozzo seguito poi da Babini, da Marziano e via via, dagli altri.

     Alle 8 incontriamo gli uomini della squadra di recupero che dall'esterno ci hanno portato cibi caldi, veramente desiderati. Dopo 26 ore di ininterrotto lavoro, con urla bella esplorazione all'attivo, rivediamo finalmente prima la, luce poi il sole, ci togliamo gli indumenti fradici e ci crogioliamo sotto l'azzurro del cielo gustando un primo meritato riposo.

     Sono entrati ora nella grava Mazza, Peroni, Gatto, Di Giorgio, Ricchiardi e Donati per effettuarne il completo disarmo che termina alle ore 10,30, ponendo così la parola fine a questa laboriosa esplorazione.

 

Giovanni Leoncavallo.

 

 

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RELAZIONE TECNICA

     Grava di Campolongo. Valle dell'Angelo (Salerno). F 209 I NE, Pruno, long. 2°59'04", lat. 40°17'10"; altitudine m 1.126 (2 ingr.). Sviluppo 1014 m (961 m il ramo principale), dislivello totale m 343.

PARTECIPANTI ALLE ESPLORAZIONI. Lavori preliminari del 4 agosto 1964 per armare la cavità sino a -92 m: P. Babini (G.S.C.F.), P. Di Giorgio, M. Di Maio, E. Gatto, S. Peirone, E. Ricchiardi, ore 3 di grotta. Esplorazione del 5 agosto: P. Babini (GSCF), M. Di Maio, G. Leoncavallo (GSCF), G. Toninelli; ore 11 di grotta. Esplorazione del 6 agosto: E. Gatto, D. Mazza (GGM); ore 11 di grotta. Esplorazione finale (7 agosto): P. Babini (GSCF), M. Di Maio, G. Leoncavallo (GSCF), A. Martinotti, G. Toninelli; ore 26 per la squadra che ha eseguito il rilievo Babini-Leoncavallo), ore 23 per gli altri. Operazioni di disarmo (8 agosto); P. Di Giorgio, D. Donati (GSCF), E. Gatto, D. Mazza (GGM), P. Peroni (GSCF), E. Ricchiardi; ore 2 1/2 di grotta.

MATERIALI IMPIEGATI. 10 m di scalette (attacco a spuntone) per i 6 m del 1° pozzo; 30 m di scalette (attacco a chiodo da fessura) per i 26 m della serie successiva di salti verticali; 40 m di scalette e corda da 10 mm per il pozzo da 35 m (attacco a spuntone); 15 m di scalette (attacco a spuntone con cavetto) per il pozzetto di 13 m; 10 m e 8 m di scalette per i due successivi pozzetti rispettivamente di 10 e di 8 m (attacchi a spuntone). Poi 10 m di scalette per il salto di 6 m che dà nel meandro fossile (attacco ad un masso); 30 m di scalette e corda 8 mm per il pozzo di 26 m al termine di tale meandro (attacco a chiodo da fessura); altro chiodo da fessura e 20 m di scale per il pozzo di 15 m che è la continuazione del precedente; 10 m di scalette (attacco a spuntone) per i salti verticali che seguono; altri 10 m per il pozzetto di 8 m (attacco a sottile lama di roccia; malsicuro) che si discende sotto cascata. Per il successivo salto di 6 m, 10 m di scalette con attacco a spuntone; 20 m di scalette per l'ultimo pozzo di 18 m (attacco a spuntone).

     Per lo smistamento e il recupero dei materiali sui pozzi minori si sono usati cordini da 6 mm. Non si è usato materiale da bivacco (non si è mai effettuato alcun riposo), nè mute stagne.

     Il rilievo topografico è stato effettuato con bussola, cordella metrica e clinometro.

 

Giovanni Toninelli.

 

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LE ALTRE CAVITA'

L' INGHIOTTITOIO DEL LAGO DELLA MENTA. (Valle dell'Angelo, SA). F. 209, I NE, Pruno; long. 2°55'50", lat. 40°18'12". Quota d'ingresso m 1.252. Si apre in località Lago della Menta (non v'è nessun lago, però), cioè nella zona a rilievi ondulati situata tra i monti Raialunga e Costa del Ceraso, ai margini della faggeta. La cavità è profonda 109 m; scesi per 11 m di dislivello nell'imbuto dell'inghiottitoio, si incontra un pozzo verticale di 24 m, in fondo al quale un pendio di detriti (4 m di dislivello e una decina di sviluppo, porta su un pozzo di 70 m. Questo pozzo scende per metà della sua lunghezza largo uniformemente 4-5 m; a metà, mentre la parete opposta a quella per cui si scende continua verticale sino al fondo, la parete per cui si scende finisce con un tetto largo oltre 3 m e pertanto la seconda metà del pozzo è larga da 7-8 m sino a 10 m del fondo. Il fondo è occupato da detriti e, nella parte più bassa, da materiale fangoso misto a residui vegetali; doveva un tempo trovarsi ad una profondità ben maggiore, essendo in fase di progressivo riempimento. Lo sviluppo totale è di 39 m. Rilievo: Babini e Leoncavallo (G.S.C.F.), 10 agosto 1964.

GRAVA DEL LAGO DELLA MENTA (Valle dell'Angelo). F. 209, I NE, Pruno, long. 2°55'06", lat. 40°18'11"; quota ingresso m 1320.

     Situata a poca distanza dal precedente e profonda 28 m, questa cavità consta di un unico pozzo verticale di 23 metri, il cui imbocco viene raggiunto scendendo per altri 5 m in un "imbuto". Il pozzo, largo all'imbocco poco più di 2 m, si allarga poi verso il fondo sino a 7 m circa. Il fondo è coperto

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di detriti vegetali e terra. Ril. Peroni (G.S.C.F.) e Di Maio, 6 agosto 1964.

GRAVA DI ROTUNNO (Valle dell'Angelo). Si apre in contrada Rotunno, a pochi minuti di cammino dalla grava di Campolongo (F 109 I NE, Pruno). E' una cavità a sviluppo verticale, costituita da un unico salto di 39 m. Esplorata il 9 agosto 1964, rilievo G.Toninelli.

GRAVA DEL COLOMBO (Valle dell'Angelo). F.109 I NE, Pruno, long. 2°59'14"; lat" 40°18'25", quota ingresso m 1.133. Si trova 1,5 km a nord di Campolongo, in contrada "I Lagarelli". E' una fossa profonda 33 m, che presenta due ingressi attigui; dall'ingesso maggiore, largo circa 3,5 m, si scende in verticale per 29 m e poi su pendio di detriti e massi per altri 4 m. Dall'ingresso minore si scende invece nel vuoto per 33 m. Da -15 m in giù, ove I due pozzi si congiungono, la cavità è larga 9 m. Rilievo: Leoncavallo e Donati (G.S.C.F.). 4 agosto 1964.

     Sono state segnalate la grotta del Bandito (localizzata), forse di scarsa importanza, e la grava della Costa del Ceraso.

 

M.D.

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CAMPO ESTIVO MARGUAREIS 1964

     Mentre il Gruppo stava effettuando le operazioni del campo estivo in Cilento. Aldo Fontana trovava modo ugualmente malgrado la pesante carenza di uomini ed anche di materiali, di mantenere fede ai programmi che prevedevano anche un ritorno del G.S.P. al Marguareis con un campo estivo. La sua tenacia, mai venuta meno nonostante il disappunto di non veder giunger i necessari sperati aiuti, è stata premiata dal ritrovamento di 28 nuove cavità, una delle quali è ormai tra le più profonde d'Italia. Nella relazione che segue si parla di un pozzo F3: esso è stato dedicato alla memoria di Ciccio Volante e la sua esplorazione, come verrà più ampiamente illustrato sul prossimo bollettino, ci ha condotti alla profondità di 344 metri.

______________

     A dispetto di troppe avversità, derivanti dal desiderio di esplorare grotte in lontane zone speleologicamente ancora sconosciute, finalmente il G.S.P. è tornato a dedicarsi ad una zona che già ben conosceva essergli feconda di soddisfazioni e su cui altri Gruppi, non solo nazionali, avevano imperniato la loro attività estiva: il Marguareis.

     Il mattino del 9 agosto, Giulio Gecchele, Carlo Clerici e parte del materiale, dopo intensi preparativi del sabato, protrattisi a tarda notte, prima dell'alba partono sulla "500" stracarica. Aldo Fontana con le figlie Fulvia e Claudia, quali accompagnatrici e addette ai servizi, si porta a Ormea ove Giulio, già di ritorno dal Marguareis, premuroso osservatore del buon andamento delle cose, attende in compagnia di Beppe Dematteis, appositamente giunto da Alassio per il trasbordo delle persone e del rimanente materiale e l'impianto del campo base, mentre Giulio rientra a Torino per dormire, la squadra del Marguareis s'incammina per le meravigliose strade del Col di Nava e di Monesi, e per la "militare" si porta sino al Colle dei Signori, a cavallo del confine italo-francese, ove Carlo ha già piazzato delle tende. Il campo è costituito di tre tende picco-

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le e di un egregio riparo per il refettorio-cucina, che si dimostrerà molto utile per il vento e la pioggia, ben attrezzato di poco comode ma bastevoli panche di pietra. Beppe in serata rientra ad Alassio.

     L'indomani, lasciando alle figlie l'organizzazione del campo, Aldo con Carlo inizia le battute indirizzandosi verso quella che, nell'ultima ripartizione del Marguareis, fu definita zona F, limitata a ovest e a nord dal confine (dal Colle dei Signori alla cresta della Gallina), calando a est sopra le Selle di Carnino e costeggiando a sud in risalita il sentiero del fondovalle. La zona è, specie sotto il confine a nord, ricca di doline e pozzi situati in fittissimi campi solcati, intagliati e spezzati in banchi degradanti verso il centro valle già verde di pascoli. Individuato, in prima battuta, il confine nazionale, si stabilisce un primo caposaldo (F) sotto il quale si rilevano i pozzi F2 e F3; quest'ultimo ci darà parecchio da fare: di ciò può ben essere soddisfatto il buon Clerici che ne fu lo scopritore, in una zona già così battuta e interessante. Rilevato ancora l'F4, dopo la prima di una lunga serie di notti fredde che ci costringono a dormire vestiti di tutto punto nel sacco a pelo, per spogliarci il mattino onde lavarci, l'indomani, 11 agosto, con l'appoggio di Piero Fusina, arrivato da Brescia, Carlo inizia l'esplorazione dell'F3 che subito si rivela interessante: dopo un bel pozzo di 30 metri si apre un vasto salone che risale a nord in crollo sino sotto una dolina ostruita che inghiottì, a suo tempo, parecchi animali i cui resti ci appaiono sparsi ovunque, compreso un teschio di stambecco adorno di lunghe corna. Verso sud uno scivolo carico di detrito porta, con qualche salto, sino ad un pozzo di 17 metri, ampio e seguito da altri due pozzetti. Su di esso s'interrompe la prima esplorazione.

     L'arrivo di Libero Boschini e dell'amico Mario Roberti con rispettive consorti e relativi mici siamesi rallegra il campo. Carlo li accompagna ad un pozzo già da loro visto, fuori della zona F, che si rivela di non facile disostruzione, mentre Aldo e Piero continuano i rilevamenti in superficie. In serata partono i triestini e si fa una

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bella passeggiata sino a Piano Ambrogio, ove troviamo un fornitore per il latte e Giorgio Doppioni in arrivo da Faenza, duro, ghiacciato sopra la moto, ma deciso a forzare il Pas da solo.... Questa impresa non potendosi effettuare, l'entusiasmo di Giorgio si comunica anche a Piero e Aldo, spingendo quest'ultimo a sfidare l'F3 che viene esplorato ancora più in profondità, sfruttando un rappello delle scale del primo pozzo. Sì giunge così sopra un pozzo di 40 metri che ci ferma, ormai senza scale (le hanno tutte 'sti meridionali) alla profondità di circa 100 metri.

     L'indomani, 14 agosto, una gradita visita: Carla e Beppe, una nuova visita all'F3 con un ulteriore salto, il rilevamento di cinque cavità (F5, F6, F7, F8 e F9) e d'un caposaldo (Fa); nel pomeriggio rientro di Carlo in macchina con i Dematteis.

     Il giorno 15 la mancanza di gas e di altre cosuccie ci obbliga, non senza piacere, ad una scarrozzata sino ad Ormea dove ci regaliamo un lauto pranzo e un tuffo nel caldo e nella folla multicolore. In serata i primi quattro arrivati del Club Martel, che tengono come tutti gli anni il campo estivo sul versante sud del Marguareis, e due uomini del CAI di Albenga che stanno ultimando la costruzione di un nuovo rifugio al Colle, ci onorano di una visita, tutti stretti sotto la tendina della cucina, come già avvenuto in una precedente visita ad opera di due giovani speleologi triestini del Debeljak in gita turistica. Ricambieremo la sera dopo al campo francese, accolti in gentile e più spaziosa maniera dal "Martel" che sta forzando il "Navella" a -140 circa tra il ghiaccio, e tenta di spingersi oltre nel "Trou souffleur" con l'esplosivo.

     Il giorno 16, prima Giorgio, poi Piero ci lasciano, dopo il rilevamento di altre cinque cavità (F10, F11, F12, F13 e F14). Dedichiamo allora 1'indomani alla pulizia generale e al trasloco del campo al rifugio, gentilmente concesso, benchè non ancora terminato, dai signori del CAI di Albenga; nel pomeriggio intanto un gruppo del "Martel", presente anche la signorina Nöel, ci illustra le ca-

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vità immediatamente al dà del confine; invitandoci in serata ad un simpatico simposio al loro campo. Già da qualche giorno il sentiero che conduce a Piaggia Bella è percorso da quattro vigorosi giovanotti curvi sotto dei buoni carichi. Sono i francesi dello Speleo Club Paris che armano il Pas per tentare di forzarlo al fondo. Aldo si arrabatta col suo francese molto "esperanto" e riesce anche a farli ridere,

     Intanto il vitto è variato da succulenti minestroni alla genovese che il signor Salimbeni di Albenga, sempre ospite impeccabile e cuoco sopraffino, ci ammannisce. Ne degusta anche il Beppe, arrivato nuovamente, con vivande, il 18, in compagnia di Nino Martinotti che ci racconta del Meridione, confermando il nostro sospetto della diserzione dal Marguareis dei reduci... Infatti eravamo d'accordo che costoro sarebbero venuti tornati dal Cilento, a far man forte allo sparuto gruppo del Marguareis. Aldo trova ancora la maniera di farsi coccolare per una slogatura al piede che lo lascia, dopo aver rilevato tre cavi-tà (F15, F16, F17) a beata quiete per un giorno, mentre Beppe, ripartito il Nino, fa una bella battuta, tra il sole e la nebbia, portandosi il bottino di quattro cavità (F18, F19, F20 e F21).

     L'indomani, prima della partenza di Beppe, Aldo si prende la rivincita con tre cavità (F22, F23, F24) e poi con le figlie, ormai buone adepte, con i caposaldi Fb, Fc e Fd e altre quattro cavità (F25, F26, F27 e F28). Quest'ultima gli gioca un tiro poco simpatico, prima sopra uno scivolo.... e poi facendolo ridiscendere per il recupero d'un berretto di Claudia, mentre sopra l'apertura s'addensa una fitta nebbia che subito si scarica in una buona bagnata.

     L'arrivo di Piero il giorno 22 permette una battuta di chiusura sopra le Selle e il rientro del gruppetto a casa, lasciando ancora da definire diverse cavità per mancanza di uomini, non bastando, purtroppo, il celere arrivo di Saverio con materiale giacente in magazzino e l'imminente presenza di Beppe prevista per l'indomani festivo. Quindi un presto arrivederci, caro Marguareis, con le tue giornate così variabili, le tue notti così fredde ma luminose, le tue continue sorprese ad ogni passo che il viandante posi, con i tuoi ricami millenari, fantasmi biancheggianti le ossa al tremolio delle stelle, arrivederci!

 

Aldo Fontana

 

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I° STAGE INTERNAZIONALE DI SPELEOLOGIA

     Si è tenuto dal 13 al 20 agosto a Santandèr il I Stage internazionale di speleologia, organizzato dal comitato per l'Educazione Extra-scolastica del Consiglio d'Europa e dal Governo spagnolo tramite la Delegation National de Juventude, che dal 1958 svolge un'attiva azione di propaganda, per la diffusione della speleologia specie tra i giovani. Come sede dello Stage è stata scelta la città di Santander, data la grande importanza della sua provincia in campo speleologico (oltre un migliaio sono le cavità sinora note, molte delle quali ricche di reperti archeologici del massimo interesse, come i dipinti rupestri di Altamira).

     Scopo principale dello Stage: lo studio della possibilità di considerare la speleologia tra le principali attività extra-scolastiche per la gioventù europea. E' la prima volta che il Consiglio d'Europa si occupa di speleologia ed è questa, altresì, la prima manifestazione che esso organizza in Spagna.

     Hanno inviato l'adesione allo Stage 18 nazioni: Spagna, Cipro, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Svizzera, Vaticano, Austria, Belgio, Danimarca, Germania occ., Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Svezia e Turchia. Soltanto le prime nove hanno però inviato uno o più loro rappresentanti.

     Alle 19 del 13 agosto viene aperto lo Stage, nella sala delle conferenze della locale Camera di Commercio Industria e Navigazione, pavesata con le bandiere dei 18 Paesi partecipanti. Per i delegati funziona un servizio dì traduzione simultanea in spagnolo, francese e inglese. Sono presenti varie personalità, tra cui il vice-presidente della Provincia don Enrique Alonso Pedraja; il preside!!-te delle Relaciones exteriores della D.N.J. don Gonzalo

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Alonso; il rappresentante del governatore militare della provincia, ten . col Piñeiro; il presidente del Centro de Estudios Montañeses, don Tomas Maza Solano; il direttore del locale Museo di Preistoria, don Miguel Angel Garcia Guinea; il delegato provincisle della D.N.J., don Manuel Docal; il direttore dello Stage, don Matìas Rubio Rivas, ecc. Dopo i discorsi inaugurali si può finalmente andare a riposare, ed è tempo: infatti eravamo partiti dall'Italia all'ultimo momento ed avevamo raggiunto Santander dopo 27 ore, delle quale 24 impiegate a correre con la "500" di Giulio.

     Il 14 alle 10,30 hanno inizio i lavori, con una prolusione del dr. Miguel Angel Garcia Guinea, direttore del Museo di Preistoria e Archeologia di Santander, su "Lo studio dei giacimenti preistorici nelle grotte". Segue un dibattito sulla formazione e istruzione dello speleologo su quanto riguarda l'archeologia. Poi si va a visitare il Museo di preistoria e archeologia, dove ha luogo un pingue rinfresco offerto dal presidente della Diputation Provincial. A causa di un violento e prolungato temporale avvenuto al mattino (60 cm d'acqua nelle strade del centro e gravi danni), viene sospesa la visita in programma per il pomeriggio alla grotta del Pendo e vengono perciò proiettati due film speleologici.

     Sabato 15, si ha al mattino una comunicazione di Bernard de Loriol, presidente della Soc. Spel. di Borgogna, su "La topografia delle grotte e degli abissi"; segue la proiezione del film "Principe de Viana", girato dalla Soc. Spel. della Diputation Foral di Navarra e presentato dal presidente della stessa, dr. Peñuela. Gli organizzatori ci portano quindi in motoscafo a compiere il giro della stupenda baia di Santander, giro durato più di due ore. Essendo libero il pomeriggio, ne approfittiamo per organizzare con alcuni spagnoli e francesi, con i quali abbiamo stretto subito una cordialissima amicizia, una visita alla grotta della Budra, presso Budra di Torrelavega. Questa grotta è ad andamento orizzontale ed è percorsa per 2500 m da un rio interno, che entra attraverso un passaggio impraticabile. Ci dedichiamo alla fine anche un po' a ricerche biologiche (il simpatico San Miguel Ruiz cattura persino un'an-

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guilla). Dopo cena, per cortese interessamento degli organizzatori, tutti assistiamo ad una serata del Festival Internazionale di Teatro, Danza e Musica: si esibisce il Ballet Español de Mariemma con una spettacolo folcloristico meraviglioso.

     Domenica 16 agosto si parte in pullman per Ramales de la Victoria, dove la Organizacion Juvenil Española tiene da quattro anni un "Campamento" per i giovani speleologi del Frente de Juventudes. Vi possono partecipare giovani da 10 a 21 anni che siano ritenuti idonei a praticare la speleologia; essi pagano una quota irrisoria per l'iscrizione e rimangono al campo per 20 giorni. Sotto la guida di esperti istruttori, vengono tenuti per questi giovani tre corsi distinti, secondo le loro capacità: corso di iniziazione (con esplorazioni non più lunghe di due giorni), corso di specializzazione ed infine (al terzo anno) partecipazione ad esplorazioni impegnative con speleologi qualificati. Il campo è posto in una radura fra gli alberi e vicino a un fiume trattenuto in quel punto da una piccola diga; è fornito di tutti i servizi indispensabili e i lavori di cucina sono disimpegnati da personale apposito. Quando arriviamo, una sessantina di giovani stanno schierati in piedi dinanzi alle loro tende ad attenderci. Divisi in due o tre squadre ci dirigiamo alla Cueva (= grotta) de Cullalvera, una grotta dall'entrata imponente che si apre non distante dal campo; durante la guerra civile è stata utilizzata per un tratto come ricovero per gli automezzi militari. E' lunga 6800 metri e a 1150 m dall'entrata si trovano dipinti in nero su una parete due cavalli: sono i dipinti preistorici più profondi sinora noti al mondo. La visita termina nel primo pomeriggio ma anche per i ritardatari c'e al campo un pranzetto delizioso, che comprende varie portate dall'antipasto al dolce e, per finire, un bel sigaro che sarà causa all'indomani allo Stage di fiere rimostranze del rappresentante inglese prof. Norman Dobson... Facciamo poi un bel bagno nel fiume e torniamo a Santandér.

     Lunedì 17 il presidente dello Stage, prof. Matìas Rubio Ri vas della Universidad Laboral di Zamora, fa una pro-

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lusione su l'"Aspetto fisico-psichico della speleologia", terminata la quale ha luogo un dibattito sull'argomento, cui prendono parte molti delegati. Dopo pranzo si va in pullman a Puente Viesgos dove vengono visitate tre grotte tutte ricche di dipinti preistorici raffiguranti animali: El Castillo, Las Monedas, Las Cnimeneas. Nella zona però numerose altre ve ne sono, alcune delle quali presentano un grande interesse archeologico e paletnologico.

     Il 18 agosto il rev.do D. Joaquin Gonzales Echegaray, Commissario per gli scavi archeologici e vicedirettore del museo di preistoria di Santander, fa una comunicazione su "La pittura e l'incisione rupestri, loro localizzazione e studio". Poi si apre un dibattito su varie questioni che interessano sempre la speleologia e la sua utilità per la gioventù europea, si sottopone a votazione e viene approvato un complesso di raccomandazioni da proporre al Consiglio d'Europa. Infine il rappresentante inglese Donald Robinson, "assistant master"alla Linton School in Yorkshire, presenta un ottimo film girato in una grotta d'Inghilterra e che illustra le fasi d'una operazione di soccorso ad uno speleologo ferito. Nel pomeriggio escursione in pullman a Santillana del Mar (una caratteristica cittadina medioevale con bellissime case, una monumentale Collegiata, ecc.) e, 2-3 Km più su, ad Altamira. Qui visitiamo una piccola grotta aperta al pubblico ed infine entriamo nella famosa Cueva de Altamira, dove nella sala terminale non ci stanchiamo più di ammirare i famosi dipinti di cui è adorno tutto il soffitto: sono parecchie decine di bisonti, cervi, cavalli, cinghiali, ecc.

     Mercoledì 19 agosto è l'ultima giornata pei lavori dello Stage. Il presidente del Centro de Estudios Montañeses, don Tomas Maza Solano, fa una comunicazione in cui ricorda tre grandi pionieri della speleologia spagnola: don Marcelino S. de Sautuola, don Hermilio Alcaldo del Rio e padre Carballo. Sono presenti, tra gli altri, il governatore civile della provincia, Elorza Aristorena e ìl presidente della Diputacion Prcvincial, Escalante Huidobro; il primo infine con un discorso di circostanza dichiara chiuso lo Stage. A sera in un ristorante cittadino ci si

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ritrova ancora per prender parte ad una cena offerta dal Governo spagnolo e per salutarci. Abbiamo fatto molte amicizie e il distacco da tanti amici è doloroso e molti sono commossi. In particolare si erano affezionati a noi gli speleologi della locale sezione speleologica del Museo di preistoria, che svolgono esplorazioni, scavi e studi per conto del museo stesso e che alla valentia fisica uniscono una preparazione scientifica non comune. Ma ancor più forte, sin dal primo giorno, è stata l'amicizia con un forte speleologo di Valencia del Cid, Juan Bartolomé Martin: con il lionese Michel Letrône, direttore della commissione degli Stages della Fed. Franç. da Spéléologie e delegato regionale, costituivamo un gruppo molto affiatato e unito in ogni occasione.

     Ultimati i lavori dello Stage, secondo accordi presi in precedenza con Juan, partiamo il 20 con lui per Sotoscueva di Cornejo, in provincia di Burgos, nella cui zona carsica si estende il complesso sotterraneo di Ojo Guareña) esplorato parzialmente per oltre 30 km, dei quali 22-23 già rilevati. Presso l'ingresso principale (sono note finora tre entrate, di cui due a pozzo) era posto il campo d'una spedizione spagnola organizzata dal G.S. Edelweiss di Burgos e con la partecipazione anche di speleologi di Valencia, Navarra e Victoria, nonchè di una speleologa francese, Anne Viguier di Grenoble, autorizzata dal governo spagnolo ad eseguire ricerche archeologiche. Veniamo accolti dagli speleologi lì presenti (molti erano in grotta) e dal capo-spedizione J. Antonio Bonilla, detto Potoño o più semplicemente Poto, il quale è stato al Gouffre Berger nel 1961 con Giorgio Pasquini, Danilo Mazza ed altri. L'indomani mattina entriamo ìn grotta dall'entrata normale (la Paloméra) con Potoño e i suoi ragazzi, che vanno a rilevare. Lo accompagnamo sino al punto in cui essi si fermano a lavorare, poi ci uniamo a Javier che va a scattare fotografie. A sera usciamo e la mattina seguente, 22 agosto, ci congediamo dai nuovi amici con un sentitissimo arrivederci. Accompagnato a Bilbao un amico reduce dal campo, percorsa la tortuosa litoranea del golfo di Biscaglia sino al confine franco-spagnolo, traver-

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sata a spron battuto la Francia, ritroviamo infine il sole in Italia, dove giungiamo nella mattina del 24, quando ormai le nostre ferie sono già trascorse.

 

Marziano Di Maio

 

LE CONCLUSIONI

     Lo Stage internazionale di speleologia al quale abbiamo partecipato su invito del Club Alpino Italiano è stata un'occasione direi eccezionale per la conoscenza di speleologi di molte nazioni e delle loro idee: non solo si discusse infatti dei caratteri dell'attività speleologica in rapporto all'educazione della gioventù, tema del convegno, ma si trattò anche nelle discussioni private di molti altri problemi non pedagogici, con scambi di opinioni e soprattutto di esperienze. Tornando però al punto principale, ci sembra che l'organizzazione dello Stage, primo nel suo genere, sia riuscita a superare egregiamente le difficoltà incontrate: ciò per merito delle relazioni del dr. Garcia

Guinea e del prof. Matias Rubio che son valse a centrare, specialmente la seconda, alcuni principali aspetti dell'attività speleologica. Peccato che del programma e degli scopi dello Stage fossimo informati solo dopo il nostro arrivo a Santander, perchè altrimenti avremmo potuto apportare contributi non solo qualitativi alle discussioni.

     Le conclusioni votate ricalcano i risultati delle discussioni predette; se, a posteriori, qualche appunto si può fare, ci sembra forse che il più importante sia quello di non aver contrapposto in modo sufficiente all'aspetto negativo per la scienza di una certa attività speleologica quello positivo dato invece da ricerche da speleologi in ambienti ove solo essi possano penetrare (ho in mente ricerche e scoperte riguardanti la biologia) rese possibili solo da esploratori di grotte, cui siano stati aperti gli occhi allo studio dell'ambiente in cui vanno muovendosi).

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     Questo dal punto di vista ufficiale, delle giornate di studio, dei risultati finali; da un punto di vista personale ci è stato di grande gioia trovare in molti dei partecipanti dei veri amici, ma specialmente negli spagnoli quasi dei fratelli, tanto facile e immediata risultò l'intesa e la comunanza con essi, sì che il pensiero degli amici trovati è quello che più resterà nel nostro ricordo.

     Le conclusioni del convegno sono redatte in forma ufficiale dagli organizzatori dello Stage, esse non ci sono ancora pervenute, per cui quelle riportate qui sotto hanno essenzialmente valore di appunto.

 

     Si fa presente al Consiglio d'Europa che la speleologia è utile alla gioventù pel suo valore

formativo integrale, E' però necessario accertarsi che tale attività giovanile venga svolta senza arrecare pregiudizio alcuno ai valori storici, archeologici e scientifici delle grotte: solo allora è utile che il giovane eserciti questo sport.

     

     Per la realizzazione di tali fini si ritiene utile proporre di:

     1) creare federazioni nazionali e internazionali di speleologia;

     2) pubblicare, a livello nazionale, manuali didattici specialmente per i giovani;

     3) scambiare pubblicazioni tra le società speleologiche europee;

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     4) promuovere scambi di giovani speleologi per attività esplorative, scientifiche, ecc.

     5) dar luogo a stages a livello nazionale.

     6) sviluppare relazioni tra gruppi speleologici e centri o istituti scientifici;

     7) promuovere studi onde conoscere cosa spinge i giovani all'attività speleologica, e gli effetti di tale attività soprattutto nel campo psicologico.

 

Giulio Gecchele.

 

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RECENSIONI

GROTTE DELLA SARDEGNA, di A. Furreddu e C. Maxia, Ed. Sarda Fossataro, Cagliari 1964. pp.310.

     Da parecchi anni non usciva più in Italia un libro di speleologia capace di interessare il grosso pubblico non meno che gli specialisti. Quest'opera dei due migliori conoscitori della Sardegna resterà certo, per serietà scientifica e ricchezza di approfondita documentazione, fondamentale per

la speleologia italiana.

     A renderla preziosa basterebbe il fatto che contiene il catasto delle 350 grotte oggi note nell'isola corredata da 23 tavole di disegni tipografici e di notizie riferentisi ai vari aspetti scientifici delle cavità. Ma sono pure largamente soddisfatte le esigenze del semplice appassionato, del neofita e dell'amante della natura: ottima sotto questo riguardo (e anche interessante per gli speleologi non alle prime armi) è la prima parte concernente le varie branche della speleologia.

     Una terza parte dedicata a una più dettagliata e divulgativa illustrazione delle principali grotte e zone carsiche dell'isola è un modello di guida scientifico-turistica che, utilissima a chi visita i luoghi, si propone come esempio da imitare, anche per altre regioni italiane.

     Il testo è illustrato da ben 37 fotografie a colori alcune delle quali sono autentici capolavori e da 73 illustrazioni in bianco e nero, non meno efficaci. Il tutto è presentato in una veste tipografica, moderna ed elegante, nell'insieme quindi un'opera destinata ad un sicuro successo .

 

C.D.

 

PUBBLICAZIONI RICEVUTE

- V. Verole - esplorazioni del Gruppo Speleologico Lucchese. Estr. "La provincia. di Lucca" - II, 4; Ott.-dic.1962.

- G.M. Ghidini - Un nuovo eccezionale trechino cavernicolo italiano: Italaphaenops dimaioi n. gen., n. s. (Coleoptera, Trechidae) - Estr. Boll. Soc. Entom. it. - XCIV, 1-2; 21 feb. 1964.

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- J. Montoriol Pous - Estudio geomorfologico de la Cueva superior del Reguerillo (Patones, Madrid) - Estr "Speleon" - T. XIII (1962) n. 1-4.

- Soc. Alp. Giulie - Atti e memorie della Commissione Grotte "Eugenio Boegan" - Suppl. "Alpi Giulie", 1962, vol. II.

- Soc. Spél. et Préhist. de Bordeaux - Ire Réunion intergrupes de spéléologie du Sud-Ouest - Bordeaux, 26-27 juin 1954.

- SSPB - Second Congrès régional de Spéléologie - Bordeaux, 14-15 mai 1955.

- SSPB - Troisième Congrès régional de Spéléologie - Bordeaux, 23-24 juin 1956.

- G. Cappa, E. De Michele - Il fenomeno carsico nella provincia di Sondrio - : Piano dei Cavalli (Campodolcino). - Milano, 1963.

- G. Cappa - Considerazioni generali sul fenomeno carsico nel gruppo delle Grigne con particolare riguardo alle forme sotterranee. - Estr. "L'universo" - Riv. IGM - A. XLIV (1964), n. 2 (mar.-aprile).

P.J.G. Echegaray - M.A. Garcia Guinea. - A. Begines Ramirez - B. Madariaga de la Campa - Cueva dela Chora (Santander) - Estr "Noticiario arqueologico hispanico, T. V (1956-61).

- A. Pietracaprina - La speleologia: scopi, attività, risultati di questa scienza - Estr. "L'Universo".

- N. Chochon, Y. Creac'h - Marguareis - Club Martel, Nice, juin 1964.

 

Periodici.

- GEAT, CAI Torino - Bollettino -A. XX ( 1964), n. 2 (mar-apr.), n. 3-4 (mag.-ago.).

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- SCMN & SVT - Cavernes - A. VIII (1964), n. 2 (giu.)

- Club Martel, CAF, Nice - Spéléologie - n. 40 (gen.-marzo 1964), n. 41 (apr.giu. 1964).

- Fed. Franç. de Spél. - Spelunca - A. IV (1964), n. 1 (gen.-mar.), n. 2 (apr.-giu.).

- Nat. Spel. Soc. - NSS News - Vol. 22 (1964), n. 4 (apr.), n. 5 (mag.), n. 6 (giu.), n. 7 (1uglio).

- Nat. Spel. Soc. - Bulletin - Vol. 26 (1964), n. 3 (lug.).

- SC Seine - L'aven - n. 10 (gen.-mar. 1964).

- CNRS - Annales de Spéléologie - Tome XIX (1964), fasc. 1.

- GSB & SCB - Sottoterra - A. III (1964), n. 5 (mag.).

- VOH VDHK - Die Höhle . A. 15 ( 1964) , n. 2 (giugno).

- SC de Paris - Grottes et gouffres - 1964, n. 22 (giu).

- Unione Sp. Bolognese - Speleologia emiliana - A. I (1964) n. 1.

- Soc. Sp. de Grèce - Deltion - Vol. VII (1964); fasc. 6 (apr.-giu.).

- British Sp. Ass. - Cave science - Vol. 5 (1964), n. 35 (apr.).

 

     (Il presente elenco è stato compilato da Eugenio Gatto).